ScriviLab

Gioco di scrittura collettiva

Un racconto scritto a più mani

Il gioco di scrittura collettiva funziona così:

  1. INIZIA DA QUI. Uno scrittore professionista scrive poco meno di dieci righe come incipit di un racconto e passa il testimone a chi lo vorrà raccogliere.
  2. Tutti possono raccogliere il testimone e aggiungere le proprie righe a quelle precedenti. Per raccogliere il testimone e far continuare il racconto, basta inviare le proprie righe alla mail di scrivilab42@gmail.com.
  3. Il team di ScriviLab sceglierà le righe che continueranno il racconto e rilancerà con: Continua tu…
  4. Di settimana in settimana, di riga in riga, il racconto si allungherà, prenderà pieghe inimmaginabili, trasportato dalle dieci righe scarse che gli appassionati scrittori manderanno di volta in volta.

Le regole del gioco

  1. È assolutamente obbligatorio divertirsi: gioca perché ti piace scrivere. Libera la tua fantasia e scrivi, senza alcuna paura di giudizio.
  2. Coinvolgi: invita i tuoi amici a partecipare, più siamo e più divertente sarà giocare.
  3. Zero limiti: puoi giocare tutte le settimane inviando sempre nuove righe, ma puoi anche, in modo parallelo, creare il tuo racconto e mandarcelo quando il gioco si sarà concluso. Sarà per noi un piacere leggerlo e chissà…
  4. Zero dubbi: se ti piace questo gioco ma hai ancora qualche dubbio, non rinunciare a giocare! Scrivi a scrivilab42@gmail.com e riceverai la risposta ai tuoi dubbi.

I racconti

 

Guardate il video qui di seguito per scoprire il primo racconto creato dal gioco di scrittura collettiva ScriviLab!

L’incipit del terzo racconto è stato proposto dalle sorelle Maria Gabriella e Maria Beatrice Anania, autrici di Caosfera Edizioni.

Il cassetto delle cianfrusaglie

 

Ogni donna ne possiede uno. Il contenuto? Ci vorrebbe un mago, già avvezzo col suo cilindro, per poter raccapezzarsi in tutto quell’incredibile guazzabuglio. Pettini, vecchi rossetti, fermagli per capelli, elastici, ma anche cartoline, vecchi ritagli di giornali, fotografie datate, biglietti augurali ricevuti, manuali di ricette dalla copertina ormai quasi illeggibile, portachiavi perché, si sa, possono sempre servire, penne, foglietti di carta, vecchie agendine con numeri telefonici che attendono da anni di essere chiamati e le immancabili graffette, giacenti sul fondo ancora speranzose di essere utilizzate.

Gli uomini forse non sanno, ma questo cassetto è davvero prezioso per il gentil sesso e guai a suggerir loro di disfarsene. Esso rappresenta uno scrigno prezioso, dal potere consolatorio, rassicurante, ogni tanto lo si apre quando si spolvera il mobilio, lo si guarda teneramente, in taluni casi ci si azzarda persino a pensare che qualcosa si potrebbe buttare, magari per far posto a nuovi oggetti oppure, semplicemente, per riordinare. Solo un pensiero, per carità, tanto che, frettolosamente, ci si affretta a chiuderlo prima di altre malsane intenzioni. Il cassetto delle cianfrusaglie, però, quella sera non ne voleva sapere di chiudersi, qualcosa si era incastrato e Lisa cercò di riaprirlo. Ci riuscì e guardò con attenzione la foto che, sgualcita, cadde a terra. Recava una scritta sul retro…

…che diceva “Quando ancora credevamo che il mondo fosse nostro”.
La calligrafia era senza alcun dubbio quella di sua madre. L’avrebbe riconosciuta ovunque. Quante volte aveva falsificato la sua firma per saltare la scuola.
“Chissà come è finita qui” pensò Lisa. “Credevo che tutte le cose di mamma fossero bruciate insieme a lei.”
Girò la foto. Ritraeva due giovani uomini sorridenti su una spiaggia.
Uno lo riconobbe subito. Era lo zio Corrado, il fratello di mamma. L’altro non lo aveva mai visto. Un bel ragazzo. Alto, moro, muscoloso. Con un piccolo, strano neo sulla guancia sinistra.
Lisa alzò lo sguardo e vide il suo volto riflesso nello specchio sopra il comodino.
Il neo era lì, uguale nella forma ma non nella posizione.
Il suo era sulla guancia destra.

Lisa si guardò nuovamente allo specchio in cerca di altri dettagli. “E se mio padre non fosse il mio vero padre?” pensò per un secondo. Poi scosse la testa come per spazzare via un pensiero assurdo. I nei sono un particolare della pelle molto comune e hanno più o meno la stessa forma. Rimise la foto nel cassetto e lo chiuse per bene prima di tornare allo specchio. Con spazzola e phon dette una sistemata ai capelli che legò in una coda. Mascara, matita e ombretto completarono il rituale di bellezza. Il suono del clacson la fece uscire di corsa.

Davide era puntuale come sempre e manifestava il suo disappunto al ritardo cronico della fidanzata sbuffando e premendo il clacson ogni trenta secondi. I vicini di casa ormai erano abituati al concerto di ogni sera, mentre Lisa proprio non lo sopportava. Oggi però era inspiegabilmente pronta all’orario pattuito e partirono sulla decappottabile di lui alla volta del solito bar per un aperitivo con gli amici.

Durante il viaggio, Lisa ricevette un WhatsApp. Era sua madre.
Ti devo parlare. Domani puoi venire da me?
Una strana sensazione si impadronì della ragazza e non la abbandonò per tutta la serata.

Quando l’indomani arrivò davanti alla casa di sua madre, si accorse che la stava già aspettando con la porta socchiusa. La salutò con un bacio, poi si sedettero sull’ampio divano di pelle marrone.
«Mamma, prima che parli tu, vorrei farti vedere una foto che ho trovato nel cassetto.»
Per niente sorpresa, la madre le rispose con tono grave: «Sapevo che l’avresti trovata, è per questo che ti ho chiamata, certi argomenti sono delicati e volevo parlarti di persona.»
«Chi è l’uomo assieme allo zio Corrado? Mi somiglia e ha un neo sulla guancia proprio come me.» Sperava che i suoi dubbi venissero fugati con una risata o una frase netta che non desse adito a malintesi. La mamma invece sembrava dispiaciuta e si voltò un attimo per cancellare una fugace lacrima.
«Non saprei da dove iniziare. Però sei qui per questo, ormai sei grande ed è mio dovere spiegare come stanno le cose» le disse guardandola negli occhi. Lisa fece un lento segno di assenso con la testa.
Nel silenzio più totale, la donna iniziò il suo racconto.

«Erano gli anni Sessanta, anni di protesta, di trasgressione. Tutti erano bramosi di disobbedire. Lo incontrai al matrimonio di un mio amico d’infanzia, lui era il suo testimone. Sembrava un Apollo sceso dall’Olimpo nel suo completo grigio, camicia bianca e cravatta blu, una mise perfetta. Lo notai al ricevimento, in chiesa non mi ero accorta di quanto fosse affascinante. Alto, slanciato, capelli scuri e occhi di un nero pesto, labbra rosse e carnose. Cercavo di attirare la sua attenzione pavoneggiandomi nel mio tailleur azzurro cielo confezionato con precisione da nonna per l’occasione. Poi lui mi si avvicinò abbozzando un sorriso mentre fingevo di essere interessata al gusto di un pasticcino…»

«…Da quel giorno fummo inseparabili. Fece subito amicizia anche con tuo zio Corrado, avevano la stessa passione per le moto. La domenica andavamo tutti al mare e ci si divertiva un sacco. Fino a quel maledetto giorno dell’incidente. Io avevo appena scoperto di essere incinta…»
Lisa si alzò di scatto dal divano e si avvicinò alla finestra per non incontrare lo sguardo della madre. Le sue certezze erano svanite in un istante.

«E…» la guardai con occhio cattivo «…e allora papà?»
Mia madre si avvicinò alla finestra quasi volesse guardare un diverso paesaggio, voltare pagina, uscire da questo ed entrare in un altro racconto per portarlo a un finale più facile da affrontare.
«Gilberto non sapeva niente. Da tempo mi faceva la corte e io per un periodo ho amato entrambi. E quando dico amato mi devi credere, è proprio così. Si possono amare due persone insieme, non è solo roba da romanzi. Io allora ero felice. Poi è successo l’incidente… e ho preso la mia decisione. Ho pianto in segreto la morte del tuo vero padre e ho sposato Gilberto. Ieri, però, anche lui ha trovato una copia di questa foto… Ha capito tutto e ha deciso di lasciarmi. Mi sento rotta dentro e non so cosa fare.»
«Nemmeno io» rispose Lisa. «Hai taciuto tutto questo tempo, e hai parlato solo perché messa alle strette. Ciononostante Gilberto è sempre stato e continua a essere mio padre. In quanto a te… be’, trova tu la soluzione a ciò che hai scatenato.»

Per informazioni: scrivilab42@gmail.com

Patrocinio Caldogno ScriviLab

Con il Patrocinio del Comune di Caldogno

Perché ScriviLab?

 

ScriviLab è il gioco nato all’interno del progetto Laboratorio di Scrittura Costruttiva – 3 percorsi formativi per chi ha un sogno nel cassetto: scrivere un libro e vederlo pubblicato.

  • Laboratorio step 1 – Scrittura di un racconto e pubblicazione di un’Antologia di racconti;
  • Laboratorio step 2 – Scrittura del mio primo libro e pubblicazione dell’opera;
  • Laboratorio step 3 – Vorrei fare l’Editor di professione.

Se vuoi saperne di più del Laboratorio di Scrittura Costruttiva scrivi a scrivilab42@gmail.com.

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